Il 14 marzo i leimannoia tornano con “Tuo Padre”, il loro secondo singolo. Dopo l’esordio con “Virginia”, la band continua a giocare con l’ironia e la provocazione, raccontando con leggerezza spietata i segreti più scomodi della rispettabilità borghese.
Il brano è una fotografia grottesca e irresistibile di quelle verità che tutti conoscono, ma nessuno dice ad alta voce. Ci sono cose che in casa non si dicono. Quelle che restano sospese nell’aria come un odore che tutti sentono, ma nessuno nomina.
“Tuo Padre” è una canzone su uno di quei segreti, raccontata con la leggerezza di un drink bevuto troppo in fretta e la spensieratezza finta di chi ha qualcosa da nascondere. Ci sono cose che è meglio non sapere, ma in fondo, chi può davvero dire di avere la coscienza immacolata?
Il protagonista è un padre di famiglia, apparentemente integerrimo, ma con un’abitudine che farebbe storcere il naso al circolo del burraco di quartiere. Un uomo che, tra uno spritz e una tangenziale, ha trovato il modo di dare il suo contributo all’economia del piacere, mentre a casa si accumulano borse firmate e silenzi imbarazzati. Un’esistenza fatta di compromessi, di bugie raccontate con il sorriso e di vite parallele che non dovrebbero mai incontrarsi.
Musicalmente, il brano gioca sul contrasto tra la melodia pulita e radiofonica e un testo che affonda le mani nella sabbia sporca delle doppie vite. Il cantato è scanzonato, quasi gioioso, come se la voce non si rendesse conto di quello che sta dicendo. Ed è proprio questa contrapposizione a renderlo ancora più efficace: la normalizzazione dell’assurdo, la leggerezza con cui si canta di cose che, altrove, sarebbero tabù. “Tuo Padre” è uno specchio deformante sulle ipocrisie quotidiane. Proprio come in Taxi Driver, che ha ispirato l’estetica del brano, dietro la facciata si nasconde il caos, e i leimannoia lo raccontano con un’ironia tagliente ma irresistibile.
Biografia
leimannoia prende vita nell’estate del 2024, frutto di una sintonia artistica e personale sviluppatasi tra quattro amici, decisi a trasformare le loro serate romane in qualcosa di più che semplici birre e battute acide. Dopo il primo live, la decisione è stata unanime: unirsi sotto il nome di leimannoia e portare un po’ di quel caos organizzato nei palchi della Capitale.
Musicalmente, il loro stile è un cocktail imprevedibile di funk, pop, indie, hip hop e un pizzico di punk rock – quanto basta per sciogliere le gambe e accendere l’atmosfera. Non amano essere etichettati, perché in fondo, come dicono loro, le categorie di genere musicale sono ormai un concetto superato. Se vi trovate a soffiare aria dal naso ascoltando un loro pezzo, congratulazioni: avete colto la loro essenza. Se non vi succede... beh, potrebbe essere un problema vostro. I testi dei leimannoia sono un mix di irriverenza, satira e nonsense, che oscillano tra critica sociale e puro divertimento. Ridono dei dogmi, smontano con leggerezza la gravità del vivere quotidiano e non si vergognano di inserire qua e là un po’ di cuore, quando l’occasione lo richiede. La formazione vede Nanni e Laso alle voci, Johnny Patana alle chitarre brillanti e Fabbio Lavazza alle tastiere lunatiche. Insieme, hanno iniziato a farsi notare nella scena musicale romana, suonando per un pubblico di giovani scappati di casa, a suon di set energici, ironici e sempre un po’ brilli.
Leimannoia è tutto questo: musica, caos, risate e il desiderio di smantellare la serietà con un groove irresistibile.
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